INFORMAZIONI SU QUESTO LIBRO-BLOG

Questa storia narra di dieci anni vissuti da Katia e da Giuliano.
Il racconto è un "binario", costruito a "doppi capitoli", scritti individualmente dai due autori.
Ogni anno raccontato, dal 2003 al 2013, racchiude cinque capitoli, al termine dei quali,
si conclude un paragrafo e sono pubblicate delle immagini inerenti gli stessi capitoli.
Il libro, nel suo complesso, avrà pertanto 10 paragrafi, composti da 5 doppi capitoli ciascuno.
La pubblicazione di ogni nuovo capitolo avviene senza un tempo determinato, essendo attualmente in fase di creazione.

p.s.: non possiamo essere responsabili della traduzione tramite google che, purtroppo, risulta NON essere completamente compatibile con il testo originale in lingua italiana.

contatto:emaildiecianni@gmail.com
Grazie per seguirci.
Katia & Giuliano

domenica 19 gennaio 2014

Capitolo 10: sotto il Cielo


Capitolo 10: sotto il Cielo

Tornati a casa, a Genova, ancora una volta sentivo che avevo spostato e cambiato qualcosa in me.
Dopo aver viaggiato e conosciuto luoghi, alcuni ostili e alcuni amati, affrontato nuove sfide, sperimentato la mia determinazione, la mia pazienza e il mio coraggio, aver provato nuove esperienze e messo in discussione me stesso, è ovvio che qualcosa doveva pur cambiare.
Ogni viaggio, di qualsiasi entità, è accompagnato da una trasformazione.

La mia si rivelò pochi giorni dopo il mio ritorno, durante una passeggiata e una conversazione con Katia sul lungomare di Arenzano, in un pomeriggio di sole.
Una visione, vera e propria, di ciò che volevo raccontare attraverso una composizione creativa.
Era il primo progetto personale che mi permettevo di realizzare.
Avevo sostenuto i progetti di tutti i miei compagni e, fino ad allora, avevo messo da parte la mia necessità creativa.

Volevo realizzare una connessione tra le Persone del Mondo.
Nacque l’idea di “sotto il cielo, Nuvole”, un progetto che comprendeva diverse forme d’arte e comunicazione, per raccontare della gente, delle storie, della Vita.
Scelsi di fare un ritratto fotografico a 80 persone di età diversa tra loro, da un anno a 80, appunto. Chiesi ad ogniuno di loro di sorridere per coloro che vedranno la loro immagine, da un’altra parte del Mondo.
Il loro sorriso era il vero mezzo di comunicazione che avrei usato.
Nel loro sorriso c’era la connessione.
Le persone, dall’altra parte del mondo che videro i ritratti, avrebbero sorriso a loro volta.
Era tutto molto semplice: 80 persone sorridenti, abbracciavano simbolicamente in un circolo cronologico, centinaia di persone che li osservavano, sorridenti anch’essi.
Nello studio fotografico con il quale collaboravo, invitavo coloro che sarebbero divenuti i protagonisti del progetto. Spiegavo l’idea e ben pochi rifiutarono, anzi, l’adesione fu molto entusiasta e sentita. La difficoltà che mi imposi fu quella di trovare età differenti, e questo rallentò la ricerca e la selezione dei soggetti, escludendo molti aderenti.
Fotografare è una magia.
L’attimo del sorriso viene raccolto, per essere riconsegnato in un altro luogo, senza perdere un solo microgrammo della meraviglia di quell’istante.
E 80 sorrisi diversi, dalla bambina di pochi mesi di vita al signore dalla venerabile età,  si riunivano davanti a me, nel gesto più bello e ricco che il volto umano sappia donare, creando insieme una collana dal valore senza stime, un meraviglioso sorriso collettivo rivolto al prossimo, rivolto alla Vita.

La prima versione fu “sotto il cielo, Nuvole di Genova”, visitata dal pubblico di  Atibaia e di Sao Paulo, in Brasile.
L’esposizione riguardava anche uno spettacolo teatrale, all’inaugurazione della mostra, e di Nuvole, immagini in movimento proiettate sul “cielo” dell’esposizione, nel mezzo delle gigantografie dei ritratti, fluttuanti in alto, appese con resistenti fili invisibili. La colonna sonora era una composizione di musica e voci, la musica era tratta da un brano di un noto, meraviglioso, compositore genovese, e  le voci erano di alcuni di coloro che erano stati fotografati, narratori di momenti particolari della loro vita.
E un video del backstage era visibile in una sala appartata.

Soffrii e amai moltissimo questa esposizione.
Katia condivise con me tutto il suo processo fin dall’inizio, e anche molte altre persone furono coinvolte alla sua realizzazione.
Ma devo sempre ringraziare tutti coloro che l’hanno effettivamente creata: i donatori dei sorrisi.

Successivamente a questa, negli anni a seguire, realizzai altre versioni, ma mai più nel formato fotografico dato che, oltre ai costi elevati, il trasporto rendeva tutto più difficile.
Così per la seconda versione pensai di portare le fotografie dei sorrisi su un dvd, per essere proiettato come video.
Nacque “sotto il cielo, Nuvole di Atibaia”, 120 ritratti di brasiliani sorridenti, che fu presentata ad Atibaia, a Genova e a Contis, in Francia.
Anche in questa versione vi erano interviste e altri video, ma tutto era stato stato semplificato nella sua dimensione, per essere di facile accesso.

La terza versione, anni dopo, fu “sotto il cielo, Nuvole di Caraguatatuba”, città del litorale di Sao Paulo, e questa cambiò completamente il suo formato.
10 intervistati raccontavano ognuno di un momento della propria vita.
Queste furono esposte sul web, dove chiunque poteva accedere, liberamente.

Mentre scrivo, ho in mente l’idea della quarta versione, ma sono in attesa che completi la sua maturazione.
Mai ho guadagnato un solo centesimo, in questo progetto (come in tutti gli altri dell’associazione darearte) anche se, lo ammetto, desideravo potesse divenire con il tempo fonte di sostegno economico perché, amare il tuo lavoro e allo stesso tempo farne la propria economia, è ciò al quale si dovrebbe ambire; ma forse non ero mai stato educato a questo sano principio.

Questo fu anche il nostro primo progetto di interscambio internazionale, dove si portava un Paese in casa di un altro e viceversa.
Era un’idea che considero straordinaria, suggerita da chissà quale meravigliosa connessione.
Di “sotto il cielo, Nuvole” ne ero, e ne sono tuttora, profondamente innamorato.
Tanto quanto ci si può innamorare della vita, perché racconta della Vita.
E’ la Vita stessa.

Concluso il ciclo dei progetti darearte in Italia, ci preparammo al ritorno in Brasile.
Questa volta sarei rimasto più a lungo.
Avevo necessità di tempo, per realizzare ciò che mi proponevo di fare.
Ero determinato a fare un salto più alto, avevamo già stabilito degli obiettivi che avrebbero accelerato sensibilmente il cammino sia dell’associazione, sia quello delle nostre stesse vite.
Avevamo raccolto forze e avevamo sogni da realizzare, nostri e altrui, questo ci rese decisi e pronti.
Ci sentivamo come Don Chisciotte e Sancho Panza, alla partenza per le loro fantasmagoriche avventure.

Giuliano

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