Capitolo 10: sotto il Cielo
Tornati a casa, a Genova, ancora una volta sentivo che
avevo spostato e cambiato qualcosa in me.
Dopo aver viaggiato e conosciuto
luoghi, alcuni ostili e alcuni amati, affrontato nuove sfide, sperimentato la
mia determinazione, la mia pazienza e il mio coraggio, aver provato nuove
esperienze e messo in discussione me stesso, è ovvio che qualcosa doveva pur
cambiare.
Ogni viaggio, di qualsiasi
entità, è accompagnato da una trasformazione.
La mia si rivelò pochi giorni
dopo il mio ritorno, durante una passeggiata e una conversazione con Katia sul
lungomare di Arenzano, in un pomeriggio di sole.
Una visione, vera e propria, di
ciò che volevo raccontare attraverso una composizione creativa.
Era il primo progetto personale che mi permettevo di
realizzare.
Avevo sostenuto i progetti di
tutti i miei compagni e, fino ad allora, avevo messo da parte la mia necessità
creativa.
Volevo realizzare una connessione
tra le Persone del Mondo.
Nacque l’idea di “sotto il
cielo, Nuvole”, un progetto che comprendeva
diverse forme d’arte e comunicazione, per raccontare della gente, delle storie,
della Vita.
Scelsi di fare un ritratto
fotografico a 80 persone di età diversa tra loro, da un anno a 80, appunto.
Chiesi ad ogniuno di loro di sorridere per coloro che vedranno la loro
immagine, da un’altra parte del Mondo.
Il loro sorriso era il vero mezzo
di comunicazione che avrei usato.
Nel loro sorriso c’era la
connessione.
Le persone, dall’altra parte del
mondo che videro i ritratti, avrebbero sorriso a loro volta.
Era tutto molto semplice: 80
persone sorridenti, abbracciavano simbolicamente in un circolo cronologico,
centinaia di persone che li osservavano, sorridenti anch’essi.
Nello studio fotografico con il
quale collaboravo, invitavo coloro che sarebbero divenuti i protagonisti del
progetto. Spiegavo l’idea e ben pochi rifiutarono, anzi, l’adesione fu molto
entusiasta e sentita. La difficoltà che mi imposi fu quella di trovare età
differenti, e questo rallentò la ricerca e la selezione dei soggetti, escludendo
molti aderenti.
Fotografare è una magia.
L’attimo del sorriso viene
raccolto, per essere riconsegnato in un altro luogo, senza perdere un solo
microgrammo della meraviglia di quell’istante.
E 80 sorrisi diversi, dalla
bambina di pochi mesi di vita al signore dalla venerabile età, si riunivano davanti a me, nel gesto
più bello e ricco che il volto umano sappia donare, creando insieme una collana
dal valore senza stime, un meraviglioso sorriso collettivo rivolto al prossimo,
rivolto alla Vita.
La prima versione fu “sotto il
cielo, Nuvole di Genova”, visitata dal
pubblico di Atibaia e di Sao
Paulo, in Brasile.
L’esposizione riguardava anche uno spettacolo teatrale,
all’inaugurazione della mostra, e di Nuvole, immagini in movimento proiettate
sul “cielo” dell’esposizione, nel mezzo delle gigantografie dei ritratti,
fluttuanti in alto, appese con resistenti fili invisibili. La colonna sonora
era una composizione di musica e voci, la musica era tratta da un brano di un
noto, meraviglioso, compositore genovese, e le voci erano di alcuni di coloro che erano stati
fotografati, narratori di momenti particolari della loro vita.
E un video del backstage era visibile in una sala
appartata.
Soffrii e amai moltissimo questa
esposizione.
Katia condivise con me tutto il
suo processo fin dall’inizio, e anche molte altre persone furono coinvolte alla
sua realizzazione.
Ma devo sempre ringraziare tutti
coloro che l’hanno effettivamente creata: i donatori dei sorrisi.
Successivamente a questa, negli
anni a seguire, realizzai altre versioni, ma mai più nel formato fotografico
dato che, oltre ai costi elevati, il trasporto rendeva tutto più difficile.
Così per la seconda versione
pensai di portare le fotografie dei sorrisi su un dvd, per essere proiettato
come video.
Nacque “sotto il cielo, Nuvole
di Atibaia”, 120 ritratti di brasiliani
sorridenti, che fu presentata ad Atibaia, a Genova e a Contis, in Francia.
Anche in questa versione vi erano
interviste e altri video, ma tutto era stato stato semplificato nella sua dimensione,
per essere di facile accesso.
La terza versione, anni dopo, fu “sotto
il cielo, Nuvole di Caraguatatuba”, città
del litorale di Sao Paulo, e questa cambiò completamente il suo formato.
10 intervistati raccontavano
ognuno di un momento della propria vita.
Queste furono esposte sul web,
dove chiunque poteva accedere, liberamente.
Mentre scrivo, ho in mente l’idea della quarta versione,
ma sono in attesa che completi la sua maturazione.
Mai ho guadagnato un solo centesimo, in questo progetto
(come in tutti gli altri dell’associazione darearte) anche se, lo ammetto,
desideravo potesse divenire con il tempo fonte di sostegno economico perché,
amare il tuo lavoro e allo stesso tempo farne la propria economia, è ciò al
quale si dovrebbe ambire; ma forse non ero mai stato educato a questo sano
principio.
Questo fu anche il nostro primo
progetto di interscambio internazionale, dove si portava un Paese in casa di un
altro e viceversa.
Era un’idea che considero
straordinaria, suggerita da chissà quale meravigliosa connessione.
Di “sotto il cielo, Nuvole” ne ero, e ne sono tuttora, profondamente innamorato.
Tanto quanto ci si può innamorare
della vita, perché racconta della Vita.
E’ la Vita stessa.
Concluso il ciclo dei progetti
darearte in Italia, ci preparammo al ritorno in Brasile.
Questa volta sarei rimasto più a
lungo.
Avevo necessità di tempo, per
realizzare ciò che mi proponevo di fare.
Ero determinato a fare un salto
più alto, avevamo già stabilito degli obiettivi che avrebbero accelerato
sensibilmente il cammino sia dell’associazione, sia quello delle nostre stesse
vite.
Avevamo raccolto forze e avevamo
sogni da realizzare, nostri e altrui, questo ci rese decisi e pronti.
Ci sentivamo come Don Chisciotte
e Sancho Panza, alla partenza per le loro fantasmagoriche avventure.
Giuliano
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