INFORMAZIONI SU QUESTO LIBRO-BLOG

Questa storia narra di dieci anni vissuti da Katia e da Giuliano.
Il racconto è un "binario", costruito a "doppi capitoli", scritti individualmente dai due autori.
Ogni anno raccontato, dal 2003 al 2013, racchiude cinque capitoli, al termine dei quali,
si conclude un paragrafo e sono pubblicate delle immagini inerenti gli stessi capitoli.
Il libro, nel suo complesso, avrà pertanto 10 paragrafi, composti da 5 doppi capitoli ciascuno.
La pubblicazione di ogni nuovo capitolo avviene senza un tempo determinato, essendo attualmente in fase di creazione.

p.s.: non possiamo essere responsabili della traduzione tramite google che, purtroppo, risulta NON essere completamente compatibile con il testo originale in lingua italiana.

contatto:emaildiecianni@gmail.com
Grazie per seguirci.
Katia & Giuliano

domenica 8 dicembre 2013

Capitolo 5: Genova


Capitolo 5: Genova

Nonostante la sua partenza, non divenni mai triste, anzi, i giorni erano diventati miracolosamente belli. La luce che avevo dal momento che mi sono innamorata di quell’uomo, era rimasta, anche in sua assenza.
Era una luce indipendente.

Iniziai a produrre una serie di dipinti, tutti contaminati da questa potente energia, e continuavo a costruire la “coperta dell’attesa”, con grande allegria.
Poteva essere che non tornassi più a rivederlo ma, stranamente, questo non riusciva a placare
l’entusiasmo che avevo preso nel vivere.
I dipinti, lo spettacolo, le lettere, qualsiasi movimento creativo mi apparteneva.
Era come se lui mi avesse lasciato incinta.
Piena di una nuova Vita.
Infatti, tutto era cambiato al suo passaggio, anche le cose pratiche.

Lo sguardo su di me, da parte della gente della Città, era cambiato.
Potevo essere ricevuta in qualsiasi ufficio, di qualsiasi settore, e mi offrivano anche un bicchiere d’acqua o una tazza di caffè.
Il nuovo Segretario della Cultura del Comune mi offrì un lavoro.
E un lavoro pagato!
Mi hanno commissionato un grande Murales da dipingere presso la Stazione Centrale degli Autobus.
Erano i primi frutti del mio avvicinamento all’associazione.
Nonostante darearte, non mi potesse mai retribuire economicamente, mi poteva dare molto in più: la credibilità, organizzazione e visibilità del mio lavoro artistico.
Inoltre, l’associazione mi manteneva sempre in contatto con l’umanità che avevo dentro.
In tutte quegli incontri agli orfanotrofi, insieme a Giuliano, avevo sviluppato un senso dell’amore verso ogni cosa.

Era una mattina, quando arrivai alla Stazione Centrale degli Autobus, per il primo giorno di lavoro del Murales.
Arrivai correndo, tutta vestita di rosso e avevo tanti fiori nei capelli.
Proprio nel posto dove stava la parete da dipingere, uno spazio di attesa degli autobus, vidi uomini e donne, che ancora si svegliavano.
Mi guardarono straniti e curiosi.
Anch’io li guardai stranita e curiosa.
Perché loro abitavano proprio lì.
Uno si voltò e si mise a pisciare dietro ad un cespuglio.
Comunque fosse, cominciai a preparare goffamente la parete per il dipinto.
Piano piano, si avvicinarono, gentilmente.
Si misero vicino a me e seguivano il mio lavoro, ridendo, per la maniera buffa e inesperta con la quale cercavo di stuccare i buchi e i difetti della parete.
Credo che fossero stati, una volta, tutti muratori.
I lavori continuarono per giorni e presto saremmo diventati amici,  e questo non fu difficile perché avevo ancora quella luce che pulsava dentro.
Nutrivo amore per loro, per la parete, per gli uccellini, per la mattina, per il colore e i pennelli che mi passava il Comune.
Quando la parete fu pronta al dipinto, così tutta bianca davanti a me, dovevo creare il Murales.
Non ebbi nessun problema, la soluzione si fece avanti da sè.
Invitai, tutti quanti, per essere ritratti e li dipinsi nel miglior colore.
Non come erano oggettivamente, ma come sognavano di essere.
Quanto abbiamo riso insieme!
Loro erano sempre attenti allo svolgere del lavoro.
Ad ogni giorno, mi aspettavano con ansia.
Qualcuno perfino si dimenticava di bere e restava sobrio, solo per meravigliarsi del proprio aspetto che aveva trovato nel ritratto. Era come se vivessero una nuova Vita dentro il dipinto.
Presto chiamarono anche i loro amici e parenti, e anche i funzionari della Stazione, per vedere i ritratti.
E siccome c’era ancora spazio nella parete, invitai chiunque volesse essere nel dipinto.
Si avvicinò una donna timida, triste e minuta.
Era la spazzina.
A voce bassa, mi disse che le piacerebbe essere ritrattata.
Aveva quarant’anni e undici figli, uno le era morto.
L’ho dipinta come la Madre Terra,  e ho messo una stellina accanto a lei, che rappresentava il figlio scomparso.
Era grata e felice e aveva effettivamente cambiato il suo aspetto.
Ora camminava a testa alta e rideva.
Siccome i miei dipinti erano naif, non fedeli alla realtà, scrissi sopra ogni ritratto il nome di ciascuno, così non si poteva avere alcun dubbio.
Infine disegnai due donne- angelo per proteggere tutti loro e anche chi passasse per quella fermata.

Questo fu uno dei primi lavori creativi dove adoperavo l’arte come terapia, come gioia, guarigione e cambiamento.
Ed ho potuto approfondire questo negli anni successivi, con i progetti che realizzai con l’associazione, e di questo sono molto grata.
Comunque, con tutta quella movimentazione nella Stazione degli Autobus, perfino il Sindaco arrivò per vedere il Murales e così conobbe tutti gli illustri ritrattati.
Ci hanno fatto anche una foto, che apparì in un articolo sul giornale.
Solitamente la vita di un Murales ad Atibaia era breve, ma il mio visse a lungo, intatto e protetto.

Dopo questo, l’associazione degli artisti del Municipio, mi invitò a fare un’esposizione personale, visto che non smettevo più di dipingere.
Le cose stavano andando a gonfie vele.
La mostra fu un successo, anche economico.
Inoltre, con lo spettacolo di clown con il quale avevo dichiarato il mio amore a Giuliano, avevo vinto un premio di migliore attrice femminile, in un Festival Regionale.
E questa visibilità mi permisse di realizzare questo stesso spettacolo, a vantaggio dell’associazione.
Avevo raccolto i primi fondi, un piccolo aiuto per i progetti del prossimo anno!

La Vita é sconvolgente.
Avevo tentato per tre anni, invano, di avere un biglietto aereo per l’Italia e adesso, in meno di un mese, ce l’avevo fatta!
Però, che strana combinazione, ora che potevo ritornare al Circo, questa non era più la priorità assoluta.
Il mio desiderio aveva spostato l’urgenza.
Ora più di tutto, volevo vedere Genova.

Katia

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