Capitolo 14 - incontri
Ero all’inizio di una lunga e
profonda trasformazione.
Riuscire a stare al fianco di
quell’uomo era, già di per sé, un gran travaglio di cuore che mi richiedeva
continuamente nuove sfide personali.
E non meno faticoso era svolgere
tutte le attività dell’associazione.
In genere non ho mai avuto
difficoltà nel rapporto con le persone in stato di estrema povertà e mai mi
sono sentita a disagio nei quartieri svantaggiati.
Con lo spirito del pagliaccio
riuscivo ad eseguire tutti i progetti artistici con la medesima energia libera,
allegra e in grande intesa con bambini e adulti.
Per visitare le donne cucitrici e
i loro numerosi figli, era necessario passare in mezzo alla grande discarica
Municipale della spazzatura, attraversare una nuvola di polvere e puzza,
deviare intorno a un mucchio di detriti, saltare le fogne a cielo aperto,
salvarsi da ladri o da altri pericoli, per finalmente trovare i bambini che
giocavano in mezzo agli avvoltoi, ai cani randagi e le loro madri, davanti alle
loro “case/baracche”.
Per me tutto ciò era decisamente
più facile e piacevole che affrontare una riunione con il Sindaco o partecipare
all’inaugurazione di una mostra d’arte, dove non sapevo mai come muovere le
mani e nè come fermare i miei piedi.
Ero sempre a disagio in queste
riunioni, in mezzo a vestiti da sera e a calici di vino.
Avevo un’immensa difficoltà per le relazioni sociali di un certo tipo, ma sapevo che anche queste erano necessarie allo sviluppo delle nostre attività solidali.
Avevo un’immensa difficoltà per le relazioni sociali di un certo tipo, ma sapevo che anche queste erano necessarie allo sviluppo delle nostre attività solidali.
L’associazione era fatta di
persone e per le persone, per questo avevamo tanti incontri, veramente infiniti
incontri!
Siano quelli con i responsabili
dell’Amministrazione Pubblica, Enti ed altre Strutture, siano quelle informali,
che continuamente ci capitavano.
Quell’uomo aveva una bussola
dentro di sé, che invece di indicare sempre la direzione nord, lo attirava
verso altri esseri umani.
Dentro la nostra sede appena
ristrutturata, c’era un constante viavai.
Un mosaico di svariate persone
che entravano ed uscivano: giovani teatranti volontari, qualche pittore
desolato, un vecchio scrittore italiano immigrato, i vicini curiosi, le persone
assistite da noi delle comunità che ci venivano a visitare e tutti gli artisti
e artigiani che Giuliano aveva trovato per le strade di Atibaia.
Lui percepiva e ascoltava
chiunque.
Voleva sapere la loro motivazione
e il loro sogno, e molto spesso si metteva all’azione per, in qualche modo,
rendere possibile la loro aspirazione.
Oltre quel movimento nella nostra
sede eravamo spesso ospiti a qualche pranzo, cena, merenda o semplicemente
eravamo fermati per la strada o per far parte di una riunione dentro a un bar.
Lui non rifiutava mai nessun
invito, anzi, da un incontro ne nascevano altri dieci.
E così, da un incontro con un artista visivo di grande talento che di giorno faceva il contabile, andammo a conoscere artisti in una festa popolare presso Joanopolis, la Capitale del Lupo Mannaro.
E così, da un incontro con un artista visivo di grande talento che di giorno faceva il contabile, andammo a conoscere artisti in una festa popolare presso Joanopolis, la Capitale del Lupo Mannaro.
Ormai Giuliano non usciva più
senza la sua piccola telecamera, perché stavano nascendo in lui nuovi desideri
di espressione e non voleva perdere alcuna occasione.
Durante quella festa registrò una canzone in particolare, che anni dopo avrebbe inserito nella colonna sonora del progetto: Sotto il cielo: Nuvole di Atibaia.
Durante quella festa registrò una canzone in particolare, che anni dopo avrebbe inserito nella colonna sonora del progetto: Sotto il cielo: Nuvole di Atibaia.
In quel groviglio di musicisti
con strani capelli, santi, contadini e cacche di cavallo, lui conobbe una
ceramista che, anche lei, ci invitò a pranzo e nel suo atelier, nel mezzo della
campagna.
Durante il pranzo quella
singolare famiglia mi certificò l’esistenza del Lupo Mannaro e mi diedero le
indicazioni giuste di come poterlo sconfiggere.
Seguire Giuliano mi portava a
vivere le cose di cui non mi sarei mai permessa prima.
A causa della mia timidezza, sicuramente non avrei accettato nessuno di questi inviti. E intanto diventava piacevole conoscere tante realtà e tanti nuovi punti di vista diversi.
A causa della mia timidezza, sicuramente non avrei accettato nessuno di questi inviti. E intanto diventava piacevole conoscere tante realtà e tanti nuovi punti di vista diversi.
Avevo un poco di pigrizia nel
guardare il Mondo con gli occhi degli altri, perché a volte è davvero faticoso
e spesso ci ritroviamo con il rischio di cambiare il nostro.
Insieme a quell’uomo, ormai, ero in questo vortice.
Insieme a quell’uomo, ormai, ero in questo vortice.
Non sapevo più dove andassi a
finire l’indomani, in quale realtà sociale sarei capitata e in quale casa avrei
pranzato o cenato, ma la ceramista finì per prendere parte ad una mostra d’arte
a Genova appositamente creata dalla nostra associazione per realizzare il
desiderio di artisti conosciuti durante in nostro camminare senza sosta.
Piano piano tutto questo
movimento stava cambiando anche quella mia finta timidezza, che nascondeva
sotto un’insicurezza, che a sua volta nascondeva tutt’altro che solo molto più
avanti avrei potuto scoprire.
Presto sarei stata costretta
cambiare pelle, più e più volte, come fanno i serpenti.
Però in quel momento, si avvicinava una dura prova.
Però in quel momento, si avvicinava una dura prova.
Giuliano doveva ripartire per
Genova, senza di me.
Sarei rimasta ad Atibaia da sola
e avrei dovuto gestire la sede darearte e tutti i progetti locali.
E poi avrei anche dovuto vederlo
partire…respirai a fondo.
Una parte di me voleva scomparire
dentro un buco e piangere un mare di lacrime, ma una grande maggioranza di me
votò a favore per andare avanti.
Era una grande sfida, una pietra
davanti al cammino e non sapevo se fossi stata capace di affrontarla.
Prima di tutto guardai gli
aspetti positivi: in breve sarei tornata a Genova, anch’io.
Le attività dell’associazione mi avevano portato grande visibilità e i lavori privati erano, per me, sempre abbondanti.
Le attività dell’associazione mi avevano portato grande visibilità e i lavori privati erano, per me, sempre abbondanti.
Anche se ero volontaria con
darearte, senza alcun compenso, mai mi sono mancati i soldi.
Durante la mostra di “Cartas”, fui invitata a fare illustrazioni per un libro e con questo mi sarei pagata il biglietto aereo per l’Italia.
Sarei stata la responsabile per
trasportare tutte le opere d’arte dei brasiliani, alla mostra di Genova.
La parte positiva che più mi
convinceva era che, per almeno quattro mesi, non avrei più convissuto con la
“Signora del Danubio”!
Sarei stata finalmente sola, con
la mia foresta, con la mia montagna e con la mia vita.
Ma tutti questi pensieri
luminosi, non hanno impedito alle paure di arrivare numerose.
Avrei dovuto mantenere la contabilità, curare la Sede, coordinare i volontari, andare alle riunioni, incontrare persone, organizzare progetti e realizzarli.
Avrei dovuto mantenere la contabilità, curare la Sede, coordinare i volontari, andare alle riunioni, incontrare persone, organizzare progetti e realizzarli.
Dovevo chiedere al mio pagliaccio
di farsi largo nel mio cervello affinché potesse funzionare qualche raggio di
ragionevolezza.
Dovevo persino chiedere alla
donna dentro di me di resistere al distacco da quell’uomo.
Dopo la contabilità l’aspetto più
difficile per me era quello di dover continuare tutti quegli incontri, da sola,
senza poter contare più con il talento innato di Giuliano, quello di capire
profondamente le persone e, proprio per questo, dargli un margine, un limite.
Invece io ero goffa e ancora non
sapevo come relazionarmi.
Arrossivo, inciampavo nelle
parole, ora parlavo tanto e ora mi mancavano i verbi. Quando dovevo essere
dolce mi chiudevo e quando occorreva di mettere un limite, lasciavo che le
persone invadessero la mia vita.
Mi mancava l’attenzione nel tempo
presente.
Se avevo un incontro con il
Segretario della Cultura, scrivevo su un foglio tutto quanto mi occorreva
ricordare, poi nel cammino perdevo il foglio, mi distraevo con il tramonto o
con le farfalle e arrivavo con i capelli arruffati.
Mi lasciavo travolgere dai
pettegolezzi dei funzionari e dalla costante curiosità sulla mia persona.
Alla fine riuscivo ad eseguire
sempre il mio compito, anche se in maniera approssimativa, e poi inventavo
soluzioni per rammendare tutte le falle che avevo lasciato nel cammino.
Mi sbilanciava il fatto di essere
sempre troppo in vista, presente nelle copertine dei giornali locali e, adesso,
conosciuta da tutti.
Questi riflettori su di me mi
spingevano verso ferite del mio passato che avevo mantenuto nel buio per lungo
tempo.
Quando Giuliano partì mi sedetti
e pensai di desistere.
Dato che lui se ne era andato,
sarebbe stato il momento di prendere le valigie e scappare!
Basta con gli incontri, basta i progetti, basta seguire quell’uomo così difficile, basta dover sempre scoprire qualcosa dentro di me!
Basta con gli incontri, basta i progetti, basta seguire quell’uomo così difficile, basta dover sempre scoprire qualcosa dentro di me!
Avevo tanta paura di cambiare
perché non intendevo perdere nulla.
Per fortuna, questo fu soltanto
un istante di follia e di codardia che mi sono permessa.
Nella realtà non mi fermai.
Nella realtà non mi fermai.
Presi la mia spada di zucchero
filato, il mio naso rosso e andai verso la battaglia, in mezzo alla tempesta.
Davanti a me sorgevano, ogni
giorno, nuove sfide.
E più le vincevo, più ostilità e
incomprensione mi trovavo davanti.
Sembrava che tutto questo vivere,
mi stesse spingendo verso un viaggio interiore.
Non un viaggio verso splendide spiagge in superficie, ma nella direzione di abissi oscuri e sconosciuti.
Non un viaggio verso splendide spiagge in superficie, ma nella direzione di abissi oscuri e sconosciuti.
E più scendevo verso il buio, più
in basso venivo spinta.
Sentivo che avrei provato tanto
dolore, incontrato antichi scheletri e riaperto vecchie ferite, ma solo
scavando sul fondo avrei potuto trovare i veri Tesori.
Per questo decisi instintivamente
di proseguire e di lasciarmi andare alla Vita.
Katia
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